lunedì 29 luglio 2013

“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale

Appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Alberto Lucarelli, Paolo Maddalena, Gianni Ferrara, Cesare Salvi, Massimo Villone, Silvio Gambino, Antonio Ingroia, Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raffaele D’ Agata, Raniero La Valle, Beppe Giulietti e Mario Serio:

Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione in plateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.

Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato nei binari della legalità costituzionale. Chiediamo che l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale presentato dal governo Letta segua tempi e modi rispettosi del dettato costituzionale (…). Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge, contrastando con le finalità dell’articolo 138 della Costituzione, impedisce un vero e serio coinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito. In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta.

L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al governo un potere emendativo privilegiato, la proibizione di porre le questioni pregiudiziali, sospensive o di non passaggio agli articoli, l’ impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del governo o del comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.

Le conseguenze di tali scelte si riveleranno in tutta la loro gravità allorché, una volta approvato questo disegno di legge, l’istituendo comitato per le riforme costituzionali porrà mano alla riforma delle strutture portanti della nostra organizzazione costituzionale (dal Parlamento al presidente della Repubblica, dal governo alle Regioni) sulla base delle norme che oggi la Camera sta approvando in flagrante violazione dell’art. 138. (…) Vi chiediamo ancora che le singole leggi costituzionali, omogenee nel loro contenuto, indichino con precisione le parti della Costituzione sottoposte a revisione. (…) Non si tratta, in definitiva, di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta non consentita dalla Costituzione, che apre ampi spazi all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari.

Chiediamo, infine, che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138. È in gioco il futuro della nostra democrazia. Assumetevi la responsabilità di garantirlo.

Per firmare: https://www.change.org/it/petizioni/costituzione-non-vogliamo-la-riforma-della-p2-firma-l-appello

lunedì 15 luglio 2013

Comunicato della Segreteria Nazionale ANPI sulle falsificazioni dei fatti di Via Rasella

Pubblichiamo di seguito il comunicato con cui la Segreteria Nazionale ANPI ha
chiesto ai vertici RAI di rettificare le falsificazioni dei fatti di Via Rasella messe in
atto nel corso della puntata dell’ 8 luglio del programma “Il viaggio”:

Abbiamo appreso, con sdegno, quanto è stato detto - a proposito di via Rasella e delle Fosse
Ardeatine - nel corso della trasmissione di lunedì 8 luglio su Rai 3, in prima serata, nel programma “Il
viaggio”, condotto da Pippo Baudo; ed abbiamo apprezzato il pronto intervento dell’ANPI di Roma,
con esatte puntualizzazioni. I tentativi del conduttore Pippo Baudo, pubblicati sulla stampa
nazionale, di attenuare e “chiarire”, sono stati, in un certo senso, peggiori del male,
perché alla fine si è avallata ancora la tesi della responsabilità dei partigiani per quanto è
avvenuto, a Roma, in quel tragico marzo del 1944, insistendo nella deformazione dei fatti
e nella formulazione di giudizi oltraggiosi e sommari.
L’ANPI Nazionale tiene a ricordare agli ignari e a coloro che vogliono dimenticare o deformare la
realtà: che l’azione condotta dai partigiani (fra cui Bentivegna e Capponi) è stata
riconosciuta come “legittima azione di guerra” da due sentenze della Cassazione,
pronunciate rispettivamente in sede penale e civile; che da tutti gli atti dei processi
risulta con chiarezza che non ci fu nessun avvertimento preventivo, né fu offerta alcuna
possibilità per i partigiani di assumersi la responsabilità di salvare vite umane, per la semplice
ragione che – invece – i comandi tedeschi decisero di comunicare la notizia dell’eccidio alle Fosse
Ardeatine solo dopo l’esecuzione; che i Gap che operarono dopo l’8 settembre, erano “gruppi d’azione
patriottica” e non possono essere confusi con i “gruppi armati proletari”, costituiti dai terroristi molti
anni dopo; che infine Bentivegna non è mai stato parlamentare, mentre è assolutamente pacifico che
a lui fu assegnata una medaglia d’argento ed alla Capponi una medaglia d’oro proprio per le azioni
compiute nella Resistenza, a Roma e altrove; che, infine, alcune delle affermazioni effettuate nel
corso della trasmissione anche dal Direttore del Mausoleo delle Fosse Ardeatine sono state definite
“false” da una sentenza del 2007 della Corte di Cassazione. L’ANPI Nazionale ritiene
indispensabile che vengano effettuati un preciso chiarimento e una reale precisazione dei
fatti nel corso della stessa trasmissione o in qualsiasi altra forma pubblica, per ristabilire
la verità. A questo fine formula una precisa richiesta indirizzata non solo ai protagonisti
della recente vicenda, ma anche al Presidente e al Direttore generale della Rai; richiesta
che sarà proposta anche in modo formale, riservandosi l’ANPI – in caso contrario – di
esperire ogni necessaria azione a tutela dell’immagine e dell’onore dei partigiani, come
espressamente richiesto e previsto dallo Statuto dell’Associazione. Non può, non deve
essere consentito, infatti, di infangare l’onore e l’immagine di partigiani combattenti, il cui contributo
alla lotta di Liberazione è stato ampiamente e definitivamente riconosciuto, al di là di ogni
mistificazione e di ogni strumentalizzazione.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

Roma, 12 luglio 2013

15 luglio 1938